Web Tax (Imposta sui servizi digitali)

Con web tax si intendeva fino all’anno scorso l’imposta sulle transazioni digitali introdotta dalla legge di Bilancio 2018. La legge di Bilancio 2019, all’articolo 1, commi 35-50, ha però abrogato la precedente web tax “imposta sulle transazioni digitali” introducendo la nuova web tax “imposta sui servizi digitali”.

La web tax transitoria

Con la conversione del D.L. n. 50 del 24 aprile 2017, il legislatore italiano aveva introdotto una sorta di web tax. In realtà, nonostante il nome, non si trattava di un’imposta, ma di una procedura di “emersione”, facoltativa ed attivabile dai soggetti non residenti rientranti nei requisiti richiesti dalla norma, finalizzata a consentire agli stessi di stabilire in anticipo gli importi dovuti in considerazione dell’attività svolta sul territorio italiano.

In sostanza era una sorta di procedura di collaborazione destinata ai player del web, volta a definire insieme i profitti astrattamente tassabili nel nostro territorio: profitti non tassabili perché risultava difficile stabilire se gli stessi avessero una stabile organizzazione italiana.

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